Video e “dirette” sempre più importanti sul web, ma sui social meglio la professionalità

Comunicare non è per tutti e quando si moltiplicano gli strumenti saperli padroneggiare non è semplice: tra video, chat, social network e rischio fake news la formazione diventa sempre più necessaria. E’ Andrea Albanese, social media marketing manager – digital communication advisor, a spiegare come Facebook e Twitter stanno cambiando e come l’immagine stia dominando sulla parola: “Nell’era social, i video sono la chiave della comunicazione”, dice nel suo intervento al Social media marketing day Italia di Milano, a cui hanno partecipato i principali esperti di comunicazioni di società quotate come Unicredit, associazioni come Unicef o enti come Confcommercio .

Il pubblico usa sempre di più “il live streaming, siamo tutti videomaker. Gli utenti dei video live guardano questi contenuti per una durata tre volte superiore rispetto ai video pre registrati” spiega. Non solo: se Facebook è la seconda fonte di informazioni dopo i giornali, per i più giovani il social network occupa il gradino più alto del podio e questo, in tempo di ‘bufale’ è un tema da affrontare per l’informazione. La ‘diretta’ prende sempre più piede nel mondo politico – “La Casa Bianca usa regolarmente” i video online -, cresce anche l’uso aziendale di questo strumento, come testimoniano i protagonisti dell’evento. I video diventano l’occasione per l’utente di un “contatto diretto”, con la possibilità per il fan, il tifoso o il cliente di guardare e commentare.

Facebook è in grado di “‘fabbricare’ influencer sulla sola base del tempo che passano e dei like che fanno fare: se non hai nulla da fare diventi influencer”, spiega Albanese sottolineando come “il like non è più sufficiente, chi critica e ha un linguaggio violento viene ‘escluso’, avere seguito e visibilità sui social è diventato molto più complesso e lo sarà ancora di più” in un magma di flusso di informazioni. “Twitter è molto più libero, permette di seguire chiunque senza limitazioni di numero e va sul contenuto”. Guai, però, a pensare che la ‘facilità’ di utilizzo porti davvero risultati e per questo le aziende devono investire.

“I social media sono spesso visti come strumento low cost per poter fare delle attività, in realtà non è più così”, spiega Albanese. Le aziende che adesso si affacciano sui social “devono prendere in considerazione che oltre a fare un video, avere un piano editoriale, devono anche mettere dell’advertising, della pubblicità, quindi del budget, per poter far vedere i propri contenuti”, sottolinea l’esperto che definisce “lo smartphone è uno strumento evoluto di zapping: telecomando e tv portatile insieme”.

“Non c’è ombra di dubbio” che le imprese “devono sapere chi è il proprio target, fare un’analisi della tipologia dei clienti potenziali e poi sostanzialmente fare una strategia di marketing e di comunicazione”. In questo senso la customizzazione giocherà per le aziende un ruolo importante e rivolgersi a professionisti preparati è fondamentale: l’invito è a specializzarsi in un campo in cui la pratica e la predisposizione alla velocità e al cambiamento sono fondamentali.

Di fronte a una comunicazione globale, le aziende “hanno bisogno di persone iperspecializzate”, ma anche di evitare il “rischio di fare grossi investimenti e sbagliare dove si investe: sono diversi anni che c’è Facebook e ci sono aziende che iniziano solo ora. Facebook è uno strumento da usare senza indugio da parte delle aziende”, ma da abbinare a strategie di marketing e comunicazione.

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