Magazine e quotidiani, il presente è on line, il futuro è mobile

Il 2016 si è aperto con grandi novità e cambiamenti che hanno interessato i principali quotidiani italiani.

La Repubblica, il Corriere della Sera, la Stampa, hanno avviato importanti e profondi rinnovamenti sia dell’offerta digitale che della presenza on line.
Cambiamenti necessari per adeguare l’offerta alla domanda che è ormai tutta concentrata sull’on line e sul mobile.

D’altra parte i dati della diffusione e delle copie vendute ha subito un drammatico calo come anche la raccolta pubblicitaria che ha visto una perdita di circa 1 miliardo di euro negli ultimi 7 anni. La nota stonata è che la perdita di introiti non è stata compensata con gli introiti derivanti dalla pubblicità on line.

E allora quale futuro attende le testate giornalistiche. Secondo ZenithOptimedia il mobile salverà il comparto e già alla fine del 2016 la spesa globale per la pubblicità sui dispositivi mobili supererà quella per la pubblicità sui giornali.

La Repubblica, archiviati i festeggiamenti per i 40 anni compiuti il 14 Gennaio 2016, punta su una serie di novità tra cui l’introduzione di un desk dedicato al mobile e una nuova organizzazione del lavoro all’insegna dell’integrazione delle redazioni off e on line. Stesso percorso era stato già avviato dalla Stampa e dal Corriere della Sera.

La sfida è lanciata: l’industria editoriale ha come obiettivo quello di fare in modo che gli utenti siano a disposti a pagare oltre che per i contenuti di intrattenimento anche per l’informazione di qualità sul web.

Nell’era dell’informazione, del sempre connessi ed on line, dove è diventato facilissimo accedere e produrre contenuti, è diventato però fondamentale affidarsi a contenuti certificati e di qualità.

Oggi queste grandi aziende dell’editoria soffrono però la concorrenza di piccoli e piccolissimi magazine on line spesso tematici, con un’informazione geolocalizzata che hanno saputo utilizzare alla perfezione i canali social per ampliare la portata delle loro notizie. Un solo reporter riesce a fare il lavoro di un’intera redazione di 15/20 ann fa, con costi molto bassi. Il numero dei visitatori di questi magazine on line cresce di mese in mese e di conseguenza cresce anche la raccolta pubblicitaria e il numero degli investitori che sono interessati ad un target specifico, localizzato.

(Fonte: Kynetic.it)

Quanto costa il sito gratis?

imgQuanto costa realizzare un sito web? C’è chi dice poco o nulla, mentendo spudoratamente. Perché in realtà costa, e tanto, sia in termini economici che di marketing e comunicazione. E allora, prima di fiondarsi su offerte pseudo-gratuite è bene valutare i pro e i contro con estrema attenzione, definendo un “piano operativo” della propria presenza online, onde evitare di rimanere scottati. I rischi – anche stavolta non solo in termini economici – sono tanti e trascurare qualche variabile puo’ costare davvero tanto (in tutti i sensi, ancora una volta).

Partiamo dai costi di progettazione e realizzazione: oggi sul web si trovano tantissime possibilità per “realizzare il tuo sito web a 0 €” e quindi “azzerare” i costi di investimento iniziale. Tralasciamo volutamente le offerte truffaldine o similari che addirittura prevedono, dopo un breve periodo di gratuità, un canone mensile da pagare in eterno (pochissimi anni, e il sito verrà a costare un patrimonio). E tralasciamo pure tempo e problemi vari (che per un’impresa, mai come oggi, hanno un elevato valore) ineluttabili nella fase – mai breve, non fatevi illusioni – per “auto progettare” e “auto realizzare” il sito. E fingiamo pure di scordare i problemi legati all’hosting (questi service gratuiti non si curano minimamente di approfondire le esigenze del cliente: appioppano la loro offerta così com’è. Se poi l’hosting è inidoneo, che se lo pianga il cliente che, del resto, cosa può pretendere “gratis”? Sbagliare sull’hosting non è cosa di poco conto: se le esigenze on line cresceranno o muteranno, cambiare l’hosting può comportare migrazioni molto costosi, e spesso anche complessi dal punto di vista tecnico-procedurale ed informatico (ancor di più con i siti “gratis” o pseudo-tali).

Ma i problemi veri vengono dopo la pubblicazione del sito, quando si pensa (lo si dovrebbe fare prima, ma chi parte in questo modo lo fa sistematicamente dopo) di definire e potenziare una strategia di web-marketing. Interazione con i social? Col sito gratis quasi mai è possibile. Quando lo è, i sistemi “gratuiti e preconfezionati” si limitano a sparare dei link solo su alcuni canali, che non hanno alcun appeal per il proprio target di riferimento. Personalizzare i contenuti? Toccherà loggarsi su ciascun profilo e pubblicare testi e foto canale per canale. Insomma, tocca mettere in conto un bel po’ di tempo per ogni pubblicazione.

E-commerce? Pura fantascienza per la stragrande maggioranza dei “siti gratis”. E chi lo prevede, impone – come in un gioco dell’oca – il “ritorno alla partenza”. Vale a dire che toccherà buttare a mare il sito così faticosamente realizzato e ripartire con una nuova progettazione (ovviamente più gravosa: in termini di tempo, ma anche economici). Pensate di pubblicare di tanto in tanto qualche video per aggiornare i vostri clienti, informare i vostri consumatori, mostrare i vostri nuovi prodotti? Vale quanto detto per l’e-commerce. Nella migliore delle ipotesi si può fare, ma dovrete metter mano al portafogli, rottamare il vecchio sito “gratis” e ripartire da zero.

Un caso di scuola veloce veloce per rendere ancor meglio l’idea di quanto possa essere “suicida” la decisione di improvvisare la propria presenza online nella fase di start-up puntando sulla reale o presunta “gratuità”. Un caso che investe una rinomata azienda che, pur investendo nella fase di start-up centinaia di migliaia di euro per la propria presenza online, ha comunque peccato di forte approssimazione nella fase iniziale di studio e di progettazione.

Parliamo di una grossa casa automobilistica che cinque anni fa avviò un restyling profondo del proprio sito web. Volendo “differenziarsi” (sigh!) optò per un sistema “dedicato”, costruito su misura, davvero originale. Ne venne fuori uno dei portali più belli e innovativi sul web, ricco di contenuti, con una forte interazione con la clientela e con i canali social, con contenuti video e di animazione grafica e servizi allora avveniristici, ma che per il sistema con cui erano stati costruiti divennero ben presto inaccessibili dai device mobili (e quindi per il 70-80% dei navigatori). Impossibile rimetterci mano ed ovviare alle mutate necessità ed alla nuova tecnologia.

Lo scorso anno la stessa casa automobilistica ha dovuto rimettere mano al sito: sia per consentirne l’accesso da smartphone e tablet, sia per potenziare il “preventivatore on line” e  consentire addirittura la conclusione dell’acquisto sul web, col ritiro dell’auto al concessionario più vicino a addirittura con consegna a casa.

Per fare questo ha dovuto “rottamare” il sito realizzato appena qualche anno fa e ripartire da zero, optando per una piattaforma meno originale ma decisamente più versatile e innovativa, in grado di “seguire” le continue, incessanti, novità tecnologiche e i continuamente mutevoli stili di navigazione online.

Questo per dire che è bene pianificare la propria presenza sul web con un piano “strategico” ben congegnato che non metta freni e lacciuoli alla presenza on line. Che guardi insomma al futuro e riesca ad assecondarne mutamenti e innovazioni. Meglio spendere qualcosa in più all’inizio – cestinando vere e fasulle “offerte gratuite” – ma avere un sito in grado di crescere con l’azienda, di adeguarsi ai tempi, di interagire facilmente con altri canali e soprattutto non complichi la vita a chi lo utilizza quotidianamente e lo aggiorna.