Video marketing, combinazione vincente del 2016

Il 2016 è stato considerato “l’anno dei video” sul web, ed ogni strategia di marketing on line non può prescinderne: video per il web, video per i social, pillole video per sostenere i portali di e-commerce. Il video marketing è ormai uno strumento imprescindibile di promozione ed engagement.
I dati lo dimostrano: inserire un video in una landing page può far incrementare la conversion rate dell’80%. Si tratta ormai di un mezzo universale e di grande valore in termini di business. Secondo Animoto, 4 millennials su 5 video-reelutilizzano i video durante le ricerche per farsi un’opinione sui prodotti prima di acquistare. Inoltre, la Cisco ha dichiarato che entro il 2020 lo streaming e il download dei video cresceranno dell’80% nel traffico internet dei consumatori. Il marketing, non solo B2C ma anche B2B, può quindi trarre notevoli e comprovati benefici da una buona strategia video.

Nel 2016 i video sono stati i contenuti che hanno registrato in assoluto la maggiore crescita. Inserirli all’interno della propria strategia di marketing online può incidere di molto sui risultati finali, ecco perché l’87% dei marketers li utilizza già. Inoltre, con i video risulta incredibilmente più semplice creare engagement, connettere in modo coinvolgente potenziali clienti con i brand e spingere alla condivisione.

Una buona strategia video può essere un ottimo supporto per raccontare l’azienda, ma anche per migliorare la relazione con il cliente, creare fiducia, convertire i buyers ed educare i consumatori. Nonostante si renda indispensabile non rinunciare alla qualità, c’è da dire che i costi non sono necessariamente proibitivi. Ci sono infatti diversi tipi di contenuti video facilmente realizzabili con budget non troppo alti e in tempi stretti.

Inutile negare che anche i social media hanno ormai un ruolo fondamentale per il video marketing.
I video creati su Facebook, ad esempio, vengono favoriti nel newsfeed e pare che su questo social network vengano visionati ben 100 milioni di ore video al giorno. Inoltre, i recenti video 360° introdotti da Facebook hanno aperto altre nuove opportunità di coinvolgimento. Justin Osofsky, vicepresidente di Facebook per le media partnership, ha affermato addirittura che nei prossimi 5 anni i classici post di Facebook potrebbero essere del tutto sostituiti dai video. E come non citare Facebook Live? Quest’ultimo strumento permette di relazionarsi in modo davvero semplice e immediato con gli utenti e di coinvolgerli molto di più, generando una quantità di commenti dieci volte superiore rispetto ai video normali.

Per ciò che concerne invece YouTube, il tempo medio di fruizione è del 50% in più dal 2014. Su Instagram il tempo dedicato a guardare contenuti video è cresciuto più del 40% negli ultimi sei mesi. E anche su Snapchat molti brand hanno già iniziato a sperimentare i video verticali, ottenendo un’esperienza più coinvolgente. Periscope invece è la piattaforma più utilizzata per il live streaming e lo storytelling.

Diversi studi hanno messo in luce che anche nell’email marketing i contenuti video hanno un impatto indiscutibile sull’incremento del CTR (+50%) e sulla customer loyalty (+35%). Pare che la sola parola “video” inserita nell’oggetto dell’e-mail porti ad un +19% dell’open rate.

Perché i video hanno questa capacità di coinvolgimento?
Prima di tutto per il loro approccio diretto. E poi perché sempre più spesso il consumatore odierno vuole vedere i prodotti “in azione”, non ha tempo né voglia di soffermarsi a leggere lunghe descrizioni testuali. Un video rende tutto chiaro in pochi minuti e semplifica le decisioni di acquisto, oltre ad incrementare il livello di fiducia nei confronti degli acquisti online. Molti consumatori non si fidano ancora del tutto dell’e-commerce, però la situazione cambia quando intervengono i video, a cui anche i consumatori più scettici rispondono positivamente, diventando spesso persino consumatori fedeli. Non va trascurato il fatto che un video abbia la capacità di fissare maggiormente nella mente dell’utente un prodotto e riesca perciò più facilmente a spingerlo all’acquisto.

Un buon video creato dalla sinergia di una visione strategica, grande creatività e conoscenza della psicologia del target di riferimento può portare a risultati davvero incredibili. Il 90% dell’utenza considera i video di prodotto fondamentali nel processo di decisione di acquisto e proprio grazie al video marketing si avvicina all’azienda e alla sua offerta. Questo vale anche per il B2B, in cui il 50% dei buyers cerca maggiori informazioni dopo aver visionato video su prodotti e servizi e il 65% di loro, per farlo, si sposta sul sito web aziendale, mentre il 39% contatta direttamente un venditore. Anche nel B2B, dunque, il video marketing registra un grande successo: il 73% delle aziende che utilizzano campagne video ha registrato un ROI positivo.

Non tutti i consumatori si lasciano coinvolgere dai video allo stesso modo, i Millennials restano però i più grandi fruitori di immagini in movimento sul web. È ormai noto che gli utenti dai 13 ai 24 anni guardano più YouTube che Tv. L’85% dei giovani adulti guarda video su Youtube, il 66% su Netflix, il 62% in Tv e il 53% su Facebook.

Un esempio internazionale di campagna social video di successo è quella di Inglorious Fruit and Vegetables. La catena di supermercati francese Intermarché ha lanciato una campagna video basata sul fatto che il 40% della frutta e verdura venisse buttato perché all’apparenza non perfetta. Con questa campagna video il retailer ha lanciato l’idea di dedicare uno spazio apposito nei punti vendita in cui poter acquistare frutta e verdura di questo tipo con uno sconto del 30%. Il risultato è stato subito evidente: 1,2 tonnellate  di prodotti per negozio sono state vendute già nei primi due giorni.

Solo un esempio tra i tanti che potremmo fare per dimostrare la potenza del video marketing, la vera rivelazione di questo 2016. Il marketing diventa sempre più visual e non dimentichiamo che le previsioni nel campo prospettano un web sempre più affollato di contenuti video. Secondo le previsioni, entro il 2019 l’80% del traffico internet sarà dedicato ai video. Video che avranno necessità di un supporto strategico e creativo per spiccare tra i tanti e della spinta dei social per essere indirizzati al giusto target. Questa smisurata fruizione dei video non è solo un trend del momento, riflette piuttosto un importante mutamento nell’atteggiamento degli utenti-consumatori. Iniziare quindi a prendere dimestichezza in questo momento con il video-storytelling in un approccio strategico e con la relativa misurazione di risultati e performance, assicurerà una confidenza con il mezzo necessaria e imprescindibile tra pochi anni.

(Fonte: Axelero)

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Ordini professionali e comunicazione: il futuro è già iniziato

Ordini professionali, associazioni di categoria, enti datoriali: la comunicazione cambia, e tocca rivoluzionale logiche, mezzi, strategie per affermare e valorizzare la credibilità e l’autorevolezza della categoria, le attività di ricerca svolte, o semplicemente per aggregare, informare e radicare l’importanza del “mestiere”, la valenza della categoria.
Comunicazione ordini professionali2La comunicazione è un vantaggio competitivo anche per gli Ordini e le associazioni di categoria, non solo per le aziende e gli studi professionali più qualificati: non è un optional, ma un elemento strategico per tutte quelle attività che vivono di “relazioni” con il mondo esterno.

Ma come per qualsiasi azienda, anche per gli ordini professionali e le associazioni di categoria, occorre una pianificazione consapevole del percorso di comunicazione, evitando improvvisazioni e – appunto – il ricorso a strumentazioni e metodologie antiquate, superate e inefficaci.

Mai come ora è in gioco la capacità di legittimare il ruolo, la funzione sociale non solo in termini di visibilità e prestigio nei confronti di un’utenza sempre più attenta ed esigente, ma anche in termini di “credibilità” verso un mercato del lavoro che richiede profili professionali e servizi sempre più avanzati e “accessibili”. È importante quindi – per gli Ordini professionali come per ale aziende – rivolgersi ad operatori capaci di utilizzare tutte le leve della comunicazione, e non solo strumenti classici come l’ufficio stampa o la pubblicità.

Una pianificazione efficace oggi deve guardare a servizi integrati di comunicazione per trasmettere all’esterno il proprio impegno, le strategie associative, i servizi offerti.

L’ufficio stampa tradizionale e le classiche inserzioni pubblicitarie non bastano più. E costano, tanto più in rapporto ai risultati conseguiti. Tocca una difficile quadratura del cerchio: contenere e ottimizzare gli investimenti in comunicazione, implementando l’efficacia delle azioni.

È possibile con un piano di comunicazione realmente “integrato”, che abbracci una pluralità di canali e di mezzi, interagendo e ponendosi anche a servizio dei media, oltre che dell’utenza e degli associati.

La strategia della IPSE prevede – tra le altre cose – un service video-fotografico di supporto alla comunicazione tradizionale, con la possibilità per i media di “scaricare” il materiale via web risparmiando sui costi di produzione, ma anche la realizzazione di servizi informativi video da pubblicare su siti web e canali social istituzionali, fino alla diretta streaming degli eventi di particolare rilevanza.

La IPSE è in grado di realizzare ex novo o restyling di siti e portali web per sposare al meglio l’interazione con tutti i canali social e la pubblicazione dei web e social video che, lo dicono più fonti (basti citare Google e Facebook), sono il futuro della comunicazione on line.

Con il supporto della IPSE qualsiasi sito può trasformarsi – con investimenti contenuti – in una web-tv, in grado di garantire servizi informativi specifici, tecnici e qualificati, ma anche di erogare formazione online per l’erogazione di crediti formativi, sfruttando tecnologie estremamente innovative.

L’investimento complessivo, spesso, è inferiore al costo di un addetto stampa “tradizionale”.

Per dettagli e quantificazioni precise – ovviamente senza impegno alcuno – in funzione delle specifiche esigenze di comunicazione, basta un contatto (info@ipseonline.it; 089 9850096) e un appuntamento.

Social Video, ciak sul futuro: cosa sta avvenendo, cosa avverrà

Negli ultimi anni, il video è diventato lo strumento principe per i grandi marchi (e non solo) attraverso cui raccontare le proprie storie sui social media: sempre più diffuso è quindi il ricordo ai “social video”.

La grande popolarità e visibilità che un buon video garantisce su quasi tutti i social, spinge quotidianamente sempre più aziende a pianificare prodotti sempre migliori, “virali”, con contenuti in grado di “rimanere” nella memoria collettiva attivando quei meccanismi di condivisione che tanto bene fanno a qualunque strategia di web marketing.

vid3Non è un caso che tutti i web makers usino sempre più frequentemente la potenza dei video per comunicare la “personalità” di aziende, le storie di business, di marca e di prodotto, o anche semplicemente per esprimere la propria creatività e costruire connessioni emotive con fan e seguaci.

Una strategia che funziona: il 51,9% dei professionisti del marketing che si avvale di produzioni video consegue (stando ad una ricerca effettuata da Adobe) i migliori riscontri economici e di visibilità. Non è un caso che oltre il 60% dei marketers prevede di aumentare gli investimenti in video nel corso del prossimo anno.

Animoto conferma che i social video garantiscono risultati di business migliori, che le piattaforme social puntano sempre più su contenuti video, e che il mercato on line guarda con decisa attenzione a quei percorsi di sviluppo in cui video e mobile si incastrano e interagiscono armoniosamente ed efficacemente.

Il video sta crescendo in maniera esponenziale su tutti social media (ultimo, ma soltanto in ordine di tempo, LinkedIn).

Cosa aspettarsi quindi nel prossimo futuro? Sicuramente strategie di marketing on line che comprendano contenuti video brevi ma di elevata qualità, con contenuti “forti” e pregnanti, di “servizio” per fan e followers, fruibili agevolmente da qualsiasi device.

Nulla che possa insomma essere demandato all’improvvisazione.

I video “fai da te” lasciamoli ai profili personali e alle emozioni familiari. Per comunicare marchi, prodotti, servizi, meglio puntare su qualità, professionalità, competenza, tecnologia.

Conviene. Spesso costa decisamente meno – in tutti i sensi – rispetto ad una qualsiasi strategia rabberciata e approssimata.

Aziende e professionisti: una web-tv per comunicare

Una web-tv può rivoluzionare la comunicazione aziendale: può rappresentare uno dei modi più diretti, immediati ed efficaci per interfacciarsi con la propria clientela (e non solo) e informarla con costanza e sistematicità. Può supportare la promozione di prodotti e servizi, integrandola con informazioni “utili” e di servizio, raccontando usi e costumi di un territorio, consigliando, spiegando, illustrando. Quale modo migliore per promuovere prodotti e servizi?

webtvMa la web-tv aiuta anche a creare e aggregare community: sia quelle che gravitano intorno a una professione (si pensi a quanto possa essere utile a professionisti, tecnici, esperti) sia quelle unite da altri interessi specifici (la salute, l’enogastronomia, il turismo, la cultura) e altre passioni. L’importante è che la web-tv abbia una “identità” ed una finalità chiara, evidente, riconoscibile.

A chi può servire una web-tv?

  • Alle aziende, come strumento di comunicazione interno ed esterno per promuovere i propri prodotti e proporne una descrizione molto più dettagliata ed articolata;
  • Ai professionisti, come architetti (www.archiworld.tv), consulenti del lavoro (http://webtv.consulentidellavoro.it), psicologi (Luca Mazzuchelli, https://www.youtube.com/user/psicologomilano), avvocati (avvocato Leone, https://www.youtube.com/channel/UCiIpaJrFNeE34llJUL9Gvfg) per aggregare comunità professionali e raccogliere interesse intorno a tematiche specifiche e servizi offerti.
  • Atenei universitari e centri di formazione per attività di e-learning ma anche per sostituire bacheche e giornali universitari (www.bocconitv.unibocconi.it, http://extracampus.unito.it, www.uniroma.tv).

Cosa serve per attivare una web-tv? Innanzitutto un piano di marketing realistico ed efficace. Poi tanta buona volontà ed entusiasmo a iosa. Poi farsi supportare da professionisti del settore che “accompagnino” e seguano il progetto con costanza, sistematicità e professionalità. In teoria per girare filmati basta una telecamera semiprofessionale o addirittura un telefonino: ma la qualità delle immagini si abbassa sensibilmente e veicolare i propri messaggi in maniera scadente o approssimativa può avere una pesante incidenza.

Fondamentale ancor più della qualità è il messaggio che si vuole veicolare: una web-tv aziendale o professionale deve dare una informazione strattamente connessa alla filosofia progettuale, senza divagazioni o “fuori programma”.

Come veicolare le produzioni video? Un buon piano di web marketing ha sempre nel sito web il baricentro della propria strategia. È da qui che bisogna partire per abbracciare e coinvolgere poi altri canali on line (YouTube e social network).

Quanto costa aprire e mantenere una web-tv? Se non ci si affida all’improvvisazione (che costa pochissimo nell’immediato ma produce enormi e duraturi danni d’immagine) meno di quanto si possa immaginare. Il progetto funziona quasi sempre anche dal punto di vista del “business”: una buona web-tv, professionale, qualificata, molto geolocalizzata, aggrega specifiche community unite da una comune passione e fidelizza l’utente.

Le uniche difficoltà sono di tipo tecnologico: non tutte le zone d’Italia sono raggiunte dalla banda larga. Ciò crea problemi nel caricamento dei video. Ma un buon service di supporto riesce ad ovviare almeno in parte a questa difficoltà “alleggerendo” i filmati senza incidere sulla qualità.

Un caso ampiamente riportato dalla stampa: Emilio Concas, di Gergei (CA), con un sito web collegato ad un canale YouTube (http://www.sardiniafarm.com) è riuscito a rivoluzionare la propria attività di pastore. «Se non avessi creato SardiniaFarm – ha raccontato a Millionaire – avrei chiuso con questa attività. Con una web-tv ho iniziato a raccontare con dei video quotidiani la mungitura, la tosatura, la casa di famiglia, ma anche la processione del paese e il territorio circostante». Risultati? «Prima pagavano il mio latte 55 centesimi al litro, oggi lo vendo a 80. Ed è aumentato sensibilmente l’interesse intorno alla nostra azienda». Il tutto non senza difficoltà (a Gergei non c’è la banda larga, per caricare un video occorrono ore). Col suo sito Concas oggi propone l’adozione a distanza delle sue pecore in cambio di formaggio e manufatti di lana, oltre ad altri prodotti tipici sardi.

Contattaci per maggiori informazioni e per un progetto “su misura”: info@ipseonline.it; 089 9850096

La politica italiana on line. Scadente, inefficace e non “dialoga”

Il web è ormai un elemento imprescindibile della comunicazione politica 2.0: interattiva, veloce e diretta, sempre più “social”, multidirezionale.
Internet aiuta a creare luoghi virtuali di confronto, raggiungibili da chiunque, ovunque si trovi, e con qualunque device (soprattutto mobile) navighi in rete. è quindi sempre più on line che si costruisce a limenta il consenso tra candidatopolitica ed elettorato, si stimola la partecipazione e la condivisione di idee e progetti (gli utenti connessi ad internet in Italia, sono 39.440 milioni. Fonte: Audiweb).

Di quali strumenti può avvalersi la comunicazione politica on line? Tanti: SMS, e-mail, social network, video, blog, che, se utilizzati in maniera sinergica nell’ottica del dialogo e del confronto (non della mera autocelebrazione), possono raggiungere e influenzare larghe fasce dell’elettorato, superiore anche alle più ottimistiche aspettative.

Per quanto si parli di una realtà che presenta molti elementi di diversità, giova il confronto con gli Stati Uniti: nel 2008 Barack Obama costruì la sua vittoria proprio alla scelta innovativa e coraggiosa di affiancare ai mezzi tradizionali una incisivia attività politica online. Con quale risultato, è scritto tutto nei numeri: 13 milioni di indirizzi e-mail raccolti (il più grande database mai realizzato), 15 milioni di amici su Facebook , 1 miliardo di minuti di video girati dai sostenitori. Tradotto tutto in soldoni significa 500 milioni su 700 raccolti proprio tramite internet.

Una strategia che ha addirittura condizionato chi opera stabilmente on line e rappresenta un punto di riferimento nelle pianificazioni strategiche: in occasione delle elezioni 2012 YouTube decise di dedicato un canale all’intero avvenimento: Politics, su cui si possono uploadare tutti i video inerenti le campagne politiche di ogni singolo candidato e riceverne gli aggiornamenti. Il canale offre anche un servizio di analisi statistica per verificare e analizzare l’apprezzamento di ogni video caricato.

Una strada in qualche modo tentata anche in Italia (ma molto in scala ed maniera estremamente meno innovativa) con Elezioni.it: un portale dalla grafica più che sobria, che aggrega i profili social dei politici italiani e mira a diventare la piazza virtuale per il dibattito politico (ma l’obiettivo è, eufemisticamente, ancora lontano da raggiungere).

Lontano dal modello USA è anche l’utilizzo dei canali social della nostra classe politica: un’analisi di Sara Bentivegna, docente e studiosa di sociologia dei media alla Sapienza di Roma, ha messo in luce che solo il 55% dei parlamentari italiani è presente sul web.

Quanto alla “struttura” e alla “configurazione” della presenza politica italiana on line, Facebook è il canale social più diffuso (35,6%), seguito dal sito internet (21,1%), dal blog (14,6%), dal canale Youtube (13,3%) e da Twitter (9,7%). Canale, quest’ultimo, in costante incremento negli ultimi mesi.

Ma come i politici italiani utilizzano e sfruttano questa presenza on line? In maniera alquanto discutibile. I social, più che come opportunità di dialogo, vengono utilizzato come “vetrina di presentazione”, una via ulteriore per divulgare i propri comunicati stampa. Un parlamentare su quattro non ha mai postato nulla sulla propria bacheca, tre su dieci non ha mai ricevuto commenti e il 60% – quando questi sono arrivati – non si è curato di pubblicare una risposta.

Insomma, i nostri politici hanno ancora tanta strada da percorrere on line. E sono ben lontani dal comprendere che, per raggiungere l’obiettivo di creare consenso e condivisione tramite il web, è decisamente meglio affidarsi ad esperti e professionisti che all’improvvisazione.

La IPSE mette a disposizione la propria esperienza per “costruire” progetti di comunicazione politica online che integrano tutti i più importanti strumenti del web marketing, dal sito ai canali social.

Per informazioni e contatti: info@ipseonline.it, tel. 089 9850096

Video strategy, c’è anche LinkedIn

Anche LinkedIn, dopo Facebook, Twitter e Google +, guarda al video come un mezzo per potenziare la rete di contatti a sostegno della comunicazione aziendale on line. Per creare un maggior coinvolgimento e per aumentare il traffico sulla piattaforma, anche LinkedIn ha scelto di utilizzare l’elemento ad oggi più coinvolgente per eccellenza: il video.

Anche LinkedIn punta sul videoAl momento si trovano on line già svariati esempi di “question time video” di brevissima durata (30 secondi) durante i quali si risponde a determinati topic sugli influencer sollevati dagli utenti.
Ma non è che una sperimentazione: LinkedIn, infatti, sta pensando in grande e sta elaborando una vera e propria strategia video che consenta a tutti gli utenti di registrare dei video da postare liberamente sul proprio profilo.

Attualmente è stata messa a disposizione solo per alcuni influencer in modo da testare quanto engagement può raggiungere un contenuto video postato da un utente seguito da moltissime persone. I profili che possono godere di questa novità sono circa 500 e hanno un alto numero di connessioni, una costante produzione e condivisione di contenuti, un elevato grado di seniority in aziende di spessore.

A questo link potete vedere LinkedIn Record, l’app dedicata a questo scopo e disponibile per ora solo su dispositivi Apple.
https://itunes.apple.com/us/app/linkedin-record/id1112944422?mt=8

Il video è quindi sempre più fondamentale per la comunicazione on line: anche per questo, non può essere prodotto e strutturato con superficialità, approssimazione o senza le specifiche competenze che richiede la comunicazione on line.

Per informazioni e approfondimenti info@ipseonline.it, tel. 0899850096

Uno, cento, mille video aziendali

Non esiste il video adatto ad ogni uso: è bene chiarirlo subito. Certo per “economizzare” lo si può fare. Ma non esiste strategia più errata: come se comprassi un’auto e pretendessi di usarla per il gran premio di F1, per girare in città e nel contempo anche per trasportarci merci e bestiame. Nulla lo vieta: ma tocca mettere in conto “risultati” e “conseguenze”.

Ogni video deve essere strutturato e prodotto in funzione dell’uso e del target cui è destinato: sono diversi i “linguaggi”. Non solo nel senso letterale del termine, ma anche di produzione (tecniche di ripresa) e postproduzione (montaggio, speakeraggio, sonorizzazioni, effetti)

Il video corporate, quello che nasce per scopi promozionali, ha lo scopo di istruire, educare o sensibilizzare i propri clienti o il personale. Può contenere dati, grafiche e statistiche, e deve mantenere viva l’attenzione dell’utente anche quando gli argomenti trattati sono “ostici”, difficili da comprendere.

2690-FX-6-0-0-0-7-1I filmati aziendali di carattere istituzionale, emozionale o industriale, invece, sono prodotti quasi esclusivamente con riprese video, senza fronzoli e animazioni grafiche, in quanto il loro scopo è mostrare gli spazi dell’azienda, le attività, le peculiarità dei prodotti e dei processi produttivi.

I “social video”, che si stanno imponendo a ritmi esponenziali, sono filmati strutturati con un linguaggio semplice, immediato e diretto, per arrivare subito allo scopo e al cuore del messaggio. Sono video brevi, che puntano dritto al cuore del messaggio e alle emozioni, nel tentativo di realizzare quella “condivisione” virale che è l’anima della comunicazione social. Sui social fronzoli e prolissità – in senso linguistico ma anche tecnico-produttivo, stancano, sfiancano scoraggiano e allontanano l’utente.

Il team della IPSE è formato da professionisti capaci di seguire tutte le fasi della produzione di un video video. Per ogni progetto viene eseguito un accurato e attento piano di lavoro, che parte dall’analisi del settore e del target di riferimento, la scelta della tecnica, fino alla creazione del filmato finale.

Un filmato per ogni utilizzo: senza “promiscuità” e senza infruttuose (anzi, il più delle volte, dannose) forzature.

Siamo in grado di gestire qualsiasi tipologia di lavoro video in tutte le sue fasi, senza costi di noleggio o ricorso ad operatori esterni, e disponiamo di tutte le attrezature necessarie per realizzare filmati di altissima qualità. Per ogni uso.

I prezzi variano a seconda della tecnica e della durata: solitamente proponiamo tre fasce di costo, a seconda dello stile scelto per la creazione del progetto.

Sui social, puntiamo al massimo del contenimento dei costi, perché la comunicazione istituzionale attraverso “social video” possa essere effettuata dall’azienda con costanza e sistematicità, nel quadro di un piano di web marketing ben strutturato e congegnato.

Prima della prossima fiera o del prossimo evento, o prima di definire un piano di social marketing per rafforzare la presenza e la visibilità social della tua azienda, contattaci per un preventivo gratuito o per ottenere maggiori informazioni.

Studieremo per te (e con te) la soluzione più adatta e ti presentermo le infinite possiblità dei video aziendali e dei social video in particolare. Te ne innamorerai: garantito (ancor di più quando vedrai i risultati).

Ciak, si gira il futuro del web marketing. Ma non è il solito video…

Il video sarà sempre più al centro delle strategie di marketing on line. Già oggi il 72% utilizza i video come veicolo di comunicazione diretta sui canali social. Vedremo sempre più web-video, social-video intorno ai quali ruota la strategia di comunicazione on-line.

Ma occhio all’improvvisazione (per quanto oggi possa essere economico e semplice realizzare video). Un video “social” – destinato cioè ai social network – è un video che deve parlare il linguaggio degli utenti del social. E deve farlo con i tempi di chi naviga (e oggi sempre più chi si muove sui social network lo fa rapidamente, per riempire tempi morti della giornata).

Produzioni video

IPSE: produzioni video qualificate e specialistiche per il web e i canali social

YouTube, Instagram, Vine hanno deciso di dedicare grossi investimenti di energie e denaro per sviluppare piattaforme sempre più friendly per gli utenti video. Non sorprende: l’84% di chi naviga guarda video online in streaming, soprattutto musicali e di notizie, e lo fa per più di mezzora al giorno (dati di Internet Media).

In futuro la visualizzazione dei video raggiungerà picchi mai visti, per cui tocca attrezzarsi e capire come realizzare video virali per campagne di social media marketing.

Ma è importante non improvvisare: un video “social” è un video totalmente diverso da un qualsiasi altro video destinato ad altre finalità. Deve strutturalmente parlare il linguaggio dei social, seguire i tempi dei social e, soprattutto, deve suggestionare, emozionare in pochi secondi per essere davvero “condivisibile”.

Nulla di più sbagliato, quindi, dell’improvvisazione.

Per informazioni e preventivi su web-tv, web e social video, contattateci: info@ipseonline.it; 089 9850096

Agenzie immobiliari, le strategie di web marketing della IPSE

Segnali di ripresa dal mercato immobiliare: domanda in aumento e prezzi stabili. Dati sicuramente confortanti, quelli registrati nel primo semestre di quest’anno, che impongono alle agenzie immobiliari nuove e più efficaci strategie di marketing e comunicazione per “cavalcare” la ripresa e consolidare il trend positivo.

Come però le agenzie possono approfittare – di più e meglio – dell’onda della risalita? Di certo non puntando sugli usuali mezzi di comunicazione né tantomeno rapportandosi con la clientela solo con i sistemi “tradizionali”, in molti casi davvero obsoleti.

Nei tempi dell’interazione, dell’interattività e della multimedialità, ci vuole di più.

Dati e numeri parlano chiaro: oggi la ricerca di un immobile avviene sempre più in internet, è sempre più il web a orientare le scelte del cliente e le persone chiedono sempre più alle agenzie una dimensione “umana”, una vicinanza reale alle loro esigenze, un dialogo e una “relazione” che si sostanzi in messaggi individuali e personali. Nulla che possa essere soddisfatto e canalizzato attraverso canali e strategie tradizionali.

Le agenzie devono sempre più interfacciarsi con la clientela – reale e potenziale – fornendo non solo un servizio efficiente e qualificato di informazione sugli immobili disponibili, ma anche un supporto tecnico, legale, burocratico, amministrativo. Un aiuto “pratico”, insomma, con indicazioni e consigli in un momento di grande importanza e delicatezza quale quello dell’acquisto (o della vendita) di una casa.

L’usuale volantino che il più delle volte finisce cestinato, o la semplice presenza on-line non basta più: occorre un sito aggiornato in tempo reale, responsive, (sempre più frequente è l’accesso da smartphone e tablet), ed essere presenti laddove, sul web, i clienti (reali o potenziali) si confrontano, si scambiano idee e pareri, pubblicano le proprie esperienze.

Occorre uno “scatto in avanti” che consenta all’agenzia di trovarsi in prima linea ogni qual volta qualcuno pensi di vendere, acquistare o fittare immobili nel territorio di riferimento (e non solo).

Come? La IPSE ha definito una strategia modulare estremamente innovativa che punta a raggiungere questi obiettivi senza dimenticare un altro dato inconfutabile: la crisi morde ancora le imprese, e le agenzie immobiliari, al di là della ripresa del mercato, sono ancora costrette a far quadrare i conti con grande difficoltà.

La strategia della IPSE prevede

  1. La creazione di un sito web-tv (o l’adeguamento tecnico di quello esistente), al fine di trasformarlo in una vera e propria “web tv” in cui l’acquirente può visitare on line l’immobile che interessa (e rivederlo più volte, con gli immaginabili risparmi in termini di organizzazione e svolgimento delle “visite”) e, nel contempo, venditore e coarton29367mpratore possono accedere a rubriche qualificate di supporto alla compravendita.
  2. La progettazione e la stampa di un volantino-flyer mensile A4 full-color per la promozione degli immobili ma anche del canale web-TV e dei vari link agli immobili che interessano (con una ulteriore finalità non secondaria: i vari “click” incrementano sensibilmente la web reputation dell’agenzia e la pongono in grande visibilità allorquando qualcuno effettuerà ricerche online con le keyword strategiche).
  3. Gestione o cogestione dei profili social (Facebook, Twitter, Google+, Instagram e Youtube/Vimeo) per tre mesi, sei mesi o un anno. Qualunque strategia di web marketing non può ormai prescindere dai social media. E la presenza deve non solo essere qualificata e visibile, ma anche perfettamente integrata – con strategiche interazioni e rinvii – con il sito web aziendale, centro vitale e pulsante della strategia di comunicazione online.
  4. Realizzazione di materiale fotografico di supporto alle inserzioni sul web, sulla locandina e sui social
  5. Realizzazione di social video da pubblicare sulla web-TV e sui profili social: brevi filmati della durata di 1,5-2 minuti ca. per la presentazione degli immobili, di 2-3 minuti per consigli tecnici, burocratici e amministrativi. Il tutto caricato su Vimeo o YouTube per una ottimale indicizzazione sui motori di ricerca.

L’assoluta modularità della proposta IPSE consente a ciascuna agenzia immobiliare di “confezionare” il prodotto in base alle proprie esigenze o anche di avviare una fase di sperimentazione per poi implementare il servizio.

I costi? Meno della stampa e della distribuzione “a tappeto” di una usuale rivista: da 460 euro mensili per un servizio veramente “chiavi in mano”. Meno anche delle strategie più improvvisate e scoordinate. Ma estremamente più impattante dal punto di vista dell’efficacia. Provare per credere: la verifica e l’analisi di fattibilità, ovviamente, è gratuita e senza impegno.

Info e contatti: info@ipseonline.it; Tel. 089 9850096

Errori Mortali da evitare quando lanci un Brand

Quali sono gli errori più comuni che si dovrebbero evitare quando si costruisce un brand?

Essere un imprenditore e lanciare un marchio non è facile. Ci vuole un sacco di abilità, duro lavoro e di solito un po’ di fortuna. Quando si tratta di decisioni di branding, a volte un brutto errore può far fallire anche l’idea migliore. Per essere sicuri che questo non ti accada, assicurati di evitare di fare alcuno tra questi sei errori più comuni di branding:

1. Essere orientato al cliente e non al concorrente.

Si può supporre che la maggior parte dei vostri concorrenti saranno orientati al cliente. Quindi, cosa succede nel mercato? Tutti finiscono con il mettersi sul mercato con un prodotto simile a quello degli altri.

Già nel 2009, abbiamo iniziato a lavorare per la Great Wall Motor in Cina. La ricerca che abbiamo ricevuto da parte del cliente ci ha detto che gli acquirenti cinesi preferivano berline piuttosto che i SUV, perché le berline sono più prestigiose e i SUV sono considerati veicoli pratici senza status sociale.

Quindi abbiamo consigliato a Great Wall di concentrarsi sui SUV perché le altre 28 aziende automobilistiche cinesi si sarebbero probabilmente concentrate sulle berline.

Di conseguenza, la Great Wall è diventata la più grande e più redditizia azienda automobilistica cinese.

Gli imprenditori dovrebbero fare lo stesso. Inizia analizzando i concorrenti e cerca di trovare un modo per essere diverso. Non puoi vincere essendo il migliore; puoi vincere solo essendo diverso.

2. Non definire il tuo obiettivo.

Ogni marchio di successo ha un obiettivo. Se il tuo marchio è leader di mercato come Pizza Hut, il tuo obiettivo è la “leadership”. Domino ha limitato il proprio obiettivo alla“consegna a domicilio” ed è diventato la seconda più grande catena nella vendita di pizza. Papa John ha limitato il proprio obiettivo a “migliori ingredienti, migliore pizza.” Little Caesars ha ridotto il proprio obiettivo a “due pizze al prezzo di una”. Ci sono centinaia di catene di pizzerie, ma queste quattro catene dominano la categoria.

Per gli imprenditori, è necessario assicurarsi che la propria azienda abbia una forte prospettiva e tutte le azioni e gli obiettivi siano in linea con esso. Chiediti, in quale categoria competo? E come posso esprimere in due o tre parole il mio essere differente?

3. Pensare ai nomi non ha importanza.

L’azienda Hansen Natural ha avuto una grande idea. Lanciare un energy drink da 0,5 l che competesse con quella da 0,25 l. di Red Bull e degli altri brand di energy drink. Il nome del marchio: “Hansen’s Natural Energy Pro.”

Il marchio non è andato da nessuna parte. Poi Hansen ha lanciato la bevanda energeticaMonster, sempre in una lattina da 0,5 l. Oggi, Monster è un forte marchio, secondo solo a Red Bull.

I nomi vengono alla fine. Gli imprenditori devono prima sviluppare una strategia di marketing. E quindi dare un nome ai loro prodotti o ai loro servizi in modo da riflettere tale strategia.

4. Non usare un forte Visual Hammer.

Molti brand forti sono stati costruiti utilizzando un Visual Hammer che comunica qualcosa circa la marca. Il profilo della bottiglia di Coca-Cola. Il cowboy della Marlboro. Il lime della Corona. Il calice della Stella Artois. La fetta d’arancia di Blue Moon. Il geco di Geico. L’anatra di Aflac.

Prima di lanciare un prodotto o servizio, gli imprenditori dovrebbero cercare di trovare un Visual Hammer che rafforzi la strategia di marketing.

Molto spesso, questo richiede un cambiamento di strategia o un nome del marchio differente, o entrambi.

5. Supponi che il tuo nuovo marchio decollerà rapidamente.

Questo porta a molte decisioni sbagliate, come ad esempio spendere pesantemente in pubblicità per lanciare il marchio.

Oggi, il modo migliore per lanciare un nuovo marchio è con le PR. Si dovrebbe usare la pubblicità solo dopo che il marchio si è affermato. Il nostro mantra è prima PR, poi pubblicità.

Tenete a mente, gli imprenditori dovrebbero essere pronti a investire una notevole quantità di tempo a fare PR. Impiegare una società di PR è un’opzione solo per le aziende che hanno già costruito un business sostanziale, altrimenti è uno spreco di tempo e denaro.

6. Estensione del marchio.

Una volta che il marchio comincia a decollare, è necessario resistere alla tentazione di espandersi. Guarda il McDonald. Nonostante l’aggiunta di decine e decine di elementi per i suoi menu, la catena è oggi in difficoltà.

Dall’altro lato, guarda In-N-Out Burger, una catena della West Coast che ha ancora solo quattro cose da mangiare sui suoi menu: hamburger, cheeseburger, doppio-doppio (un doppio hamburger) e patatine fritte.

Le vendite per unità dello scorso anno. McDonald: 2.476.000 $. In-N-Out Burger: 2.546.000 $. (Se In-N-Out Burger fosse stata una catena nazionale, le vendite sarebbero probabilmente state molto più grandi.)

Guarda Yahoo, una società che un tempo dominava il mercato “ricerca” su Internet e valeva $ 140 miliardi sul mercato azionario. Ma Yahoo si è rapidamente diversificata in un portale e fatto molte acquisizioni trasformandole in Yahoo Mail, Yahoo giochi, gruppi di Yahoo, Yahoo Pager, etc. Oggi, Yahoo vale solo $ 30 miliardi di dollari sul mercato azionario e forse $ 25 miliardi di dollari di ciò è dovuto alla sua partecipazione in Alibaba.

Nel frattempo, Google è rimasto un motore di ricerca puro ed ha ora un valore di $ 498 miliardi di di dollari sul mercato azionario. Ma anche Google sta cadendo nella trappola di espandere il suo marchio. Questo è il mantra delle imprese americane, continuare ad espandere il marchio fino a quando non precipita dalla scogliera.

Fatta eccezione per l’espansione geografica, gli imprenditori non dovrebbero quasi mai espandere i propri marchi. Molto spesso, però, dovrebbero fare il contrario: restringere il campo gli obiettivi.

Laura Ries

Brandpositiongitalia.com (http://brandpositioningitalia.com)