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Quando la comunicazione politica sui social media paga

Quando la Politica sui social paga (eccome!).

È probabilmente il politico italiano più “social” di sempre, che ha ben compreso – dopo il “fenomeno” di Beppe Grillo e del suo Movimento – le potenzialità del web e dei social media. Un politico talmente discusso online da dividere il popolo del web con una semplice foto di pane e Nutella.
Stiamo parlando ovviamente del ministro dell’Interno Matteo Salvini, che tra Facebook, Twitter e Instagram conta qualcosa come 5 milioni e mezzo di follower.
La strategia social del leader leghista prevede anche molti post non istituzionali, nonostante il ruolo ricoperto, ed è curata da un team di social media editor guidato da Luca Morisi.
Matteo Salvini può tranquillamente essere additato – al di là degli inevitabili mal di pancia – come una indiscussa star del web, al pari addirittura di Chiara Ferragni o di Jovanotti.
Per capire quanto guadagnerebbe Matteo Salvini se facesse l’influencer, l’Adnkronos ha intervistato Matteo Pogliani, esperto di social network e web marketing. secondo Pogliani, un post del leader leghista potrebbe costare tra «i 25 e i 50mila euro su Instagram; tra i 15 e i 25mila euro su Twitter e tra i 50 e i 70mila euro su Facebook». Come a dire: volendo sfruttare appieno le potenzialità comunicative online del leader leghista, occorrerebbero tra i 90 e i 145mila euro.
Ovviamente il numero di follower non è la sola variabile da prendere in considerazione, ma anche – e soprattutto – la capacità di mobilitare gli utenti all’azione, con reazioni e condivisioni.
I post di Salvini – nel bene e nel male – in quest’ottica hanno una potenza comunicativa con pochi eguali, almeno tra i politici.

La politica italiana on line. Scadente, inefficace e non “dialoga”

Il web è ormai un elemento imprescindibile della comunicazione politica 2.0: interattiva, veloce e diretta, sempre più “social”, multidirezionale.
Internet aiuta a creare luoghi virtuali di confronto, raggiungibili da chiunque, ovunque si trovi, e con qualunque device (soprattutto mobile) navighi in rete. è quindi sempre più on line che si costruisce a limenta il consenso tra candidatopolitica ed elettorato, si stimola la partecipazione e la condivisione di idee e progetti (gli utenti connessi ad internet in Italia, sono 39.440 milioni. Fonte: Audiweb).

Di quali strumenti può avvalersi la comunicazione politica on line? Tanti: SMS, e-mail, social network, video, blog, che, se utilizzati in maniera sinergica nell’ottica del dialogo e del confronto (non della mera autocelebrazione), possono raggiungere e influenzare larghe fasce dell’elettorato, superiore anche alle più ottimistiche aspettative.

Per quanto si parli di una realtà che presenta molti elementi di diversità, giova il confronto con gli Stati Uniti: nel 2008 Barack Obama costruì la sua vittoria proprio alla scelta innovativa e coraggiosa di affiancare ai mezzi tradizionali una incisivia attività politica online. Con quale risultato, è scritto tutto nei numeri: 13 milioni di indirizzi e-mail raccolti (il più grande database mai realizzato), 15 milioni di amici su Facebook , 1 miliardo di minuti di video girati dai sostenitori. Tradotto tutto in soldoni significa 500 milioni su 700 raccolti proprio tramite internet.

Una strategia che ha addirittura condizionato chi opera stabilmente on line e rappresenta un punto di riferimento nelle pianificazioni strategiche: in occasione delle elezioni 2012 YouTube decise di dedicato un canale all’intero avvenimento: Politics, su cui si possono uploadare tutti i video inerenti le campagne politiche di ogni singolo candidato e riceverne gli aggiornamenti. Il canale offre anche un servizio di analisi statistica per verificare e analizzare l’apprezzamento di ogni video caricato.

Una strada in qualche modo tentata anche in Italia (ma molto in scala ed maniera estremamente meno innovativa) con Elezioni.it: un portale dalla grafica più che sobria, che aggrega i profili social dei politici italiani e mira a diventare la piazza virtuale per il dibattito politico (ma l’obiettivo è, eufemisticamente, ancora lontano da raggiungere).

Lontano dal modello USA è anche l’utilizzo dei canali social della nostra classe politica: un’analisi di Sara Bentivegna, docente e studiosa di sociologia dei media alla Sapienza di Roma, ha messo in luce che solo il 55% dei parlamentari italiani è presente sul web.

Quanto alla “struttura” e alla “configurazione” della presenza politica italiana on line, Facebook è il canale social più diffuso (35,6%), seguito dal sito internet (21,1%), dal blog (14,6%), dal canale Youtube (13,3%) e da Twitter (9,7%). Canale, quest’ultimo, in costante incremento negli ultimi mesi.

Ma come i politici italiani utilizzano e sfruttano questa presenza on line? In maniera alquanto discutibile. I social, più che come opportunità di dialogo, vengono utilizzato come “vetrina di presentazione”, una via ulteriore per divulgare i propri comunicati stampa. Un parlamentare su quattro non ha mai postato nulla sulla propria bacheca, tre su dieci non ha mai ricevuto commenti e il 60% – quando questi sono arrivati – non si è curato di pubblicare una risposta.

Insomma, i nostri politici hanno ancora tanta strada da percorrere on line. E sono ben lontani dal comprendere che, per raggiungere l’obiettivo di creare consenso e condivisione tramite il web, è decisamente meglio affidarsi ad esperti e professionisti che all’improvvisazione.

La IPSE mette a disposizione la propria esperienza per “costruire” progetti di comunicazione politica online che integrano tutti i più importanti strumenti del web marketing, dal sito ai canali social.

Per informazioni e contatti: info@ipseonline.it, tel. 089 9850096