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Agenzie immobiliari, le strategie di web marketing della IPSE

Segnali di ripresa dal mercato immobiliare: domanda in aumento e prezzi stabili. Dati sicuramente confortanti, quelli registrati nel primo semestre di quest’anno, che impongono alle agenzie immobiliari nuove e più efficaci strategie di marketing e comunicazione per “cavalcare” la ripresa e consolidare il trend positivo.

Come però le agenzie possono approfittare – di più e meglio – dell’onda della risalita? Di certo non puntando sugli usuali mezzi di comunicazione né tantomeno rapportandosi con la clientela solo con i sistemi “tradizionali”, in molti casi davvero obsoleti.

Nei tempi dell’interazione, dell’interattività e della multimedialità, ci vuole di più.

Dati e numeri parlano chiaro: oggi la ricerca di un immobile avviene sempre più in internet, è sempre più il web a orientare le scelte del cliente e le persone chiedono sempre più alle agenzie una dimensione “umana”, una vicinanza reale alle loro esigenze, un dialogo e una “relazione” che si sostanzi in messaggi individuali e personali. Nulla che possa essere soddisfatto e canalizzato attraverso canali e strategie tradizionali.

Le agenzie devono sempre più interfacciarsi con la clientela – reale e potenziale – fornendo non solo un servizio efficiente e qualificato di informazione sugli immobili disponibili, ma anche un supporto tecnico, legale, burocratico, amministrativo. Un aiuto “pratico”, insomma, con indicazioni e consigli in un momento di grande importanza e delicatezza quale quello dell’acquisto (o della vendita) di una casa.

L’usuale volantino che il più delle volte finisce cestinato, o la semplice presenza on-line non basta più: occorre un sito aggiornato in tempo reale, responsive, (sempre più frequente è l’accesso da smartphone e tablet), ed essere presenti laddove, sul web, i clienti (reali o potenziali) si confrontano, si scambiano idee e pareri, pubblicano le proprie esperienze.

Occorre uno “scatto in avanti” che consenta all’agenzia di trovarsi in prima linea ogni qual volta qualcuno pensi di vendere, acquistare o fittare immobili nel territorio di riferimento (e non solo).

Come? La IPSE ha definito una strategia modulare estremamente innovativa che punta a raggiungere questi obiettivi senza dimenticare un altro dato inconfutabile: la crisi morde ancora le imprese, e le agenzie immobiliari, al di là della ripresa del mercato, sono ancora costrette a far quadrare i conti con grande difficoltà.

La strategia della IPSE prevede

  1. La creazione di un sito web-tv (o l’adeguamento tecnico di quello esistente), al fine di trasformarlo in una vera e propria “web tv” in cui l’acquirente può visitare on line l’immobile che interessa (e rivederlo più volte, con gli immaginabili risparmi in termini di organizzazione e svolgimento delle “visite”) e, nel contempo, venditore e coarton29367mpratore possono accedere a rubriche qualificate di supporto alla compravendita.
  2. La progettazione e la stampa di un volantino-flyer mensile A4 full-color per la promozione degli immobili ma anche del canale web-TV e dei vari link agli immobili che interessano (con una ulteriore finalità non secondaria: i vari “click” incrementano sensibilmente la web reputation dell’agenzia e la pongono in grande visibilità allorquando qualcuno effettuerà ricerche online con le keyword strategiche).
  3. Gestione o cogestione dei profili social (Facebook, Twitter, Google+, Instagram e Youtube/Vimeo) per tre mesi, sei mesi o un anno. Qualunque strategia di web marketing non può ormai prescindere dai social media. E la presenza deve non solo essere qualificata e visibile, ma anche perfettamente integrata – con strategiche interazioni e rinvii – con il sito web aziendale, centro vitale e pulsante della strategia di comunicazione online.
  4. Realizzazione di materiale fotografico di supporto alle inserzioni sul web, sulla locandina e sui social
  5. Realizzazione di social video da pubblicare sulla web-TV e sui profili social: brevi filmati della durata di 1,5-2 minuti ca. per la presentazione degli immobili, di 2-3 minuti per consigli tecnici, burocratici e amministrativi. Il tutto caricato su Vimeo o YouTube per una ottimale indicizzazione sui motori di ricerca.

L’assoluta modularità della proposta IPSE consente a ciascuna agenzia immobiliare di “confezionare” il prodotto in base alle proprie esigenze o anche di avviare una fase di sperimentazione per poi implementare il servizio.

I costi? Meno della stampa e della distribuzione “a tappeto” di una usuale rivista: da 460 euro mensili per un servizio veramente “chiavi in mano”. Meno anche delle strategie più improvvisate e scoordinate. Ma estremamente più impattante dal punto di vista dell’efficacia. Provare per credere: la verifica e l’analisi di fattibilità, ovviamente, è gratuita e senza impegno.

Info e contatti: info@ipseonline.it; Tel. 089 9850096

Errori Mortali da evitare quando lanci un Brand

Quali sono gli errori più comuni che si dovrebbero evitare quando si costruisce un brand?

Essere un imprenditore e lanciare un marchio non è facile. Ci vuole un sacco di abilità, duro lavoro e di solito un po’ di fortuna. Quando si tratta di decisioni di branding, a volte un brutto errore può far fallire anche l’idea migliore. Per essere sicuri che questo non ti accada, assicurati di evitare di fare alcuno tra questi sei errori più comuni di branding:

1. Essere orientato al cliente e non al concorrente.

Si può supporre che la maggior parte dei vostri concorrenti saranno orientati al cliente. Quindi, cosa succede nel mercato? Tutti finiscono con il mettersi sul mercato con un prodotto simile a quello degli altri.

Già nel 2009, abbiamo iniziato a lavorare per la Great Wall Motor in Cina. La ricerca che abbiamo ricevuto da parte del cliente ci ha detto che gli acquirenti cinesi preferivano berline piuttosto che i SUV, perché le berline sono più prestigiose e i SUV sono considerati veicoli pratici senza status sociale.

Quindi abbiamo consigliato a Great Wall di concentrarsi sui SUV perché le altre 28 aziende automobilistiche cinesi si sarebbero probabilmente concentrate sulle berline.

Di conseguenza, la Great Wall è diventata la più grande e più redditizia azienda automobilistica cinese.

Gli imprenditori dovrebbero fare lo stesso. Inizia analizzando i concorrenti e cerca di trovare un modo per essere diverso. Non puoi vincere essendo il migliore; puoi vincere solo essendo diverso.

2. Non definire il tuo obiettivo.

Ogni marchio di successo ha un obiettivo. Se il tuo marchio è leader di mercato come Pizza Hut, il tuo obiettivo è la “leadership”. Domino ha limitato il proprio obiettivo alla“consegna a domicilio” ed è diventato la seconda più grande catena nella vendita di pizza. Papa John ha limitato il proprio obiettivo a “migliori ingredienti, migliore pizza.” Little Caesars ha ridotto il proprio obiettivo a “due pizze al prezzo di una”. Ci sono centinaia di catene di pizzerie, ma queste quattro catene dominano la categoria.

Per gli imprenditori, è necessario assicurarsi che la propria azienda abbia una forte prospettiva e tutte le azioni e gli obiettivi siano in linea con esso. Chiediti, in quale categoria competo? E come posso esprimere in due o tre parole il mio essere differente?

3. Pensare ai nomi non ha importanza.

L’azienda Hansen Natural ha avuto una grande idea. Lanciare un energy drink da 0,5 l che competesse con quella da 0,25 l. di Red Bull e degli altri brand di energy drink. Il nome del marchio: “Hansen’s Natural Energy Pro.”

Il marchio non è andato da nessuna parte. Poi Hansen ha lanciato la bevanda energeticaMonster, sempre in una lattina da 0,5 l. Oggi, Monster è un forte marchio, secondo solo a Red Bull.

I nomi vengono alla fine. Gli imprenditori devono prima sviluppare una strategia di marketing. E quindi dare un nome ai loro prodotti o ai loro servizi in modo da riflettere tale strategia.

4. Non usare un forte Visual Hammer.

Molti brand forti sono stati costruiti utilizzando un Visual Hammer che comunica qualcosa circa la marca. Il profilo della bottiglia di Coca-Cola. Il cowboy della Marlboro. Il lime della Corona. Il calice della Stella Artois. La fetta d’arancia di Blue Moon. Il geco di Geico. L’anatra di Aflac.

Prima di lanciare un prodotto o servizio, gli imprenditori dovrebbero cercare di trovare un Visual Hammer che rafforzi la strategia di marketing.

Molto spesso, questo richiede un cambiamento di strategia o un nome del marchio differente, o entrambi.

5. Supponi che il tuo nuovo marchio decollerà rapidamente.

Questo porta a molte decisioni sbagliate, come ad esempio spendere pesantemente in pubblicità per lanciare il marchio.

Oggi, il modo migliore per lanciare un nuovo marchio è con le PR. Si dovrebbe usare la pubblicità solo dopo che il marchio si è affermato. Il nostro mantra è prima PR, poi pubblicità.

Tenete a mente, gli imprenditori dovrebbero essere pronti a investire una notevole quantità di tempo a fare PR. Impiegare una società di PR è un’opzione solo per le aziende che hanno già costruito un business sostanziale, altrimenti è uno spreco di tempo e denaro.

6. Estensione del marchio.

Una volta che il marchio comincia a decollare, è necessario resistere alla tentazione di espandersi. Guarda il McDonald. Nonostante l’aggiunta di decine e decine di elementi per i suoi menu, la catena è oggi in difficoltà.

Dall’altro lato, guarda In-N-Out Burger, una catena della West Coast che ha ancora solo quattro cose da mangiare sui suoi menu: hamburger, cheeseburger, doppio-doppio (un doppio hamburger) e patatine fritte.

Le vendite per unità dello scorso anno. McDonald: 2.476.000 $. In-N-Out Burger: 2.546.000 $. (Se In-N-Out Burger fosse stata una catena nazionale, le vendite sarebbero probabilmente state molto più grandi.)

Guarda Yahoo, una società che un tempo dominava il mercato “ricerca” su Internet e valeva $ 140 miliardi sul mercato azionario. Ma Yahoo si è rapidamente diversificata in un portale e fatto molte acquisizioni trasformandole in Yahoo Mail, Yahoo giochi, gruppi di Yahoo, Yahoo Pager, etc. Oggi, Yahoo vale solo $ 30 miliardi di dollari sul mercato azionario e forse $ 25 miliardi di dollari di ciò è dovuto alla sua partecipazione in Alibaba.

Nel frattempo, Google è rimasto un motore di ricerca puro ed ha ora un valore di $ 498 miliardi di di dollari sul mercato azionario. Ma anche Google sta cadendo nella trappola di espandere il suo marchio. Questo è il mantra delle imprese americane, continuare ad espandere il marchio fino a quando non precipita dalla scogliera.

Fatta eccezione per l’espansione geografica, gli imprenditori non dovrebbero quasi mai espandere i propri marchi. Molto spesso, però, dovrebbero fare il contrario: restringere il campo gli obiettivi.

Laura Ries

Brandpositiongitalia.com (http://brandpositioningitalia.com)

 

Il “posizionamento”, questo sconosciuto…

Quali sono i fattori determinanti del “brand positiong”? Che cosa, in sostanza, induce un consumatore ad acquistare un prodotto piuttosto che un altro?

Ci sono svariati miti da sfatare in questo campo: non è innanzitutto il fattore prezzo. Basta guardarsi intorno: il mercato pullula di prodotti ben più economici di quelli rinomati. Vendono sicuramente, ed hanno un loro “mercato”, ma non lo dominano. Le scarpe ginniche a buon – anzi ottimo – mercato vendute dai tunisini al mercato serttimanale hanno indubbiamente una loro quota di mercato: ma per quanto scimmiottino (o addirittura plagino) i grandi marchi, non ne “rubano” o scalfiscono il brand.

matitaE anche la qualità – checché si possa pensare – non è un fattore determinante: basta guardarsi intorno. Per ogni settore merceologico, potremmo individuare i prodotti “migliori” per qualità o anche per rapporto qualità prezzo. Ma sulla qualità i consumatori non sempre sono così convinti: come si fa a stabilire tra due prodotti – un’auto, un PC, un succo di frutta, un capo d’abbigliamento – qual è qualitativamente il “migliore”? Non è affatto agevole.

E poi, i prodotti di qualità – quali che siano – sono anche i più venduti sul mercato? Spesso, spessissimo, no.

E allora? E allora il brand positioning è altra cosa e risente di altri fattori. Ha a che fare con la testa, il sentimento e la percezione del consumatore. Se nella sua testa, nel momento in cui si parla di penne, scatterà l’immagine della penna Bic, hai voglia a disquisire su qualità, prezzo e quant’altro…

Una buona strategia di posizionamento quindi deve puntare dritto alla testa e al cuore del consumatore finale. Perché se riesce ad entrarvi e far “scattare” le giuste leve motivazionali…poi non ci sarà concorrenza che possa scalzare via. Se scattano queste, tutto il resto – qualità, prezzo, etc. – va a farsi benedire.

Come farlo? Con strategie di comunicazioni mirate che partono dalle qualità reali e intrinseche del prodotto/servizio. Senza camuffamenti, senza finzioni, senza enfatizzazioni. Comunicare non è mentire, ma trasmettere le giuste sensazioni, i giusti messaggi non al “mucchio”, non ad una platea “indifferenziata”. Ma al nostro “target”. Si chiama “focalizzazione”. Tutto il resto è sparare nel mucchio. Può pure funzionale, ma ci vuole tanta tanta fortuna…Simili strategie, alla Ipse, preferiamo dirottarle sul gioco del Lotto o sul Gratta e Vinci. Per i nostri clienti, scegliamo altre strade…